L’accordo di pace prevede la creazione di tre monumenti alla memoria delle vittime, in tre luoghi diversi: l’Avana, la sede dell’ONU a New York e uno in territorio colombiano. Attraverso un concorso pubblico la realizzazione del monumento di Bogotà viene affidata alla scultrice colombiana Doris Salcedo, che si avvale, come per altre sue opere, della collaborazione dell’architetto bogotano Carlos Granada. Viene scelto un luogo centrale a pochi passi dalla residenza presidenziale del Palazzo del Nariño e dal popolare e oggi marginale quartiere di Los Cruces. Doris Salcedo realizza quello che lei stessa chiama un contro-monumento, usando le 37 tonnellate di armi deposte dai 13.000 ex-combattenti del conflitto armato colombiano. Il contro-monumento della Salcedo, che si intitola Fragmentos, si oppone all’idea di glorificare la violenza e monumentalizzare il passato bellico di una nazione.