Architettura industriale, un patrimonio dell'umanità.

Settant’anni fa, lo storico dell’architettura, Michael Rix, coniò l’espressione “archeologia industriale”, per descrivere l’abbandono di impianti industriali in Gran Bretagna, conseguente alla terza rivoluzione industriale. Nei decenni, il fenomeno ha avuto un’interessante evoluzione, tanto da attirare l’attenzione delle più grandi organizzazioni internazionali che hanno riconosciuto alcuni siti industriali, patrimonio dell’umanità.

Una nuova vita per i paesaggi industriali

Paesaggi industriali riconvertiti in aree verdi e distretti culturali, il tema del riuso del patrimonio industriale, e la definizione del suo destino, non può certamente dirsi concluso. Ciò soprattutto a fronte di una crescente estensione dei paesaggi industriali dismessi, che negli ultimi decenni sono incrementati in modo proporzionale allo sviluppo della Quarta Rivoluzione Industriale, tuttora in corso e potenziata dagli effetti della pandemia.

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Essays

24 pagine di articoli scientifici, saggi critici, riflessioni e idee riguardanti il focus del numero

Architecture & Plan

Un totale di 8-10 disegni, sia architettonici che su scala urbana, di architetti internazionali

Materials & Interiors

La sezione dedicata all’interior design, ai nuovi materiali, alle nuove forme da cui trarre ispirazione

La reinterpretazione del vecchio zuccherificio del Guangxi

Rosa Scognamiglio

Il tema del riuso in architettura è da sempre uno dei più complessi e la dura sfida cui sono chiamati a rispondere architetti e urbanisti risiede nel delicato compito di comprendere in quale direzione operare la conversione dei siti dismessi, indagando dapprima l’identità di questi luoghi e muovendosi, poi, in modo da donare a essi soprattutto nuovi significati e non meramente nuove funzioni.

Cambiano gli usi, le società e di conseguenza si trasformano gli spazi e le architetture che animano i centri urbani e, se è vero che l’aspetto di una città muta insieme alla società, è vero anche che lo stile e la funzione di un edificio non sono mai separati dal presente. In un progetto di riuso, la più grande difficoltà consiste, infatti, nel lavorare con un oggetto che è stato pensato da un altro progettista: approfondire il corretto livello di conoscenza, considerarne i valori materiali e immateriali, le debolezze e le mancanze, trovare l’equilibrio tra empatia e distanza critica, sono tutti elementi che impongono un punto di vista oggettivo, “freddo”. «Da parte dell’architetto, il progetto di riuso richiede la massima attenzione per l’oggetto preesistente e non per il proprio ombelico».

La lettura dell’evoluzione degli approcci al riuso, con particolare riferimento all’architettura industriale, permette di delineare il contesto culturale in cui si sono sviluppati gli interventi significativi per la fruizione delle preesistenze e le strategie per la conservazione dei valori culturali del patrimonio. Ne scaturisce l’importanza di considerare un progetto di recupero come un processo di stratificazione dei valori materiali e dei significati per cogliere la transitorietà dell’azione progettuale a partire dalla peculiarità di ogni singolo caso.

La reinterpretazione del vecchio zuccherificio del Guangxi

Rosa Scognamiglio​

Il tema del riuso in architettura è da sempre uno dei più complessi e la dura sfida cui sono chiamati a rispondere architetti e urbanisti risiede nel delicato compito di comprendere in quale direzione operare la conversione dei siti dismessi, indagando dapprima l’identità di questi luoghi e muovendosi, poi, in modo da donare a essi soprattutto nuovi significati e non meramente nuove funzioni.

Cambiano gli usi, le società e di conseguenza si trasformano gli spazi e le architetture che animano i centri urbani e, se è vero che l’aspetto di una città muta insieme alla società, è vero anche che lo stile e la funzione di un edificio non sono mai separati dal presente. In un progetto di riuso, la più grande difficoltà consiste, infatti, nel lavorare con un oggetto che è stato pensato da un altro progettista: approfondire il corretto livello di conoscenza, considerarne i valori materiali e immateriali, le debolezze e le mancanze, trovare l’equilibrio tra empatia e distanza critica, sono tutti elementi che impongono un punto di vista oggettivo, “freddo”. «Da parte dell’architetto, il progetto di riuso richiede la massima attenzione per l’oggetto preesistente e non per il proprio ombelico».

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